Al via la discussione generale in commissione giustizia al Senato sui due disegni di legge in materia

di Marina Crisafi - Anche in Italia si deve combattere la piaga delle spose bambine. Perché, se da noi è vietata dalla legge (fatta eccezione per chi ha compiuto 16 anni e sia autorizzato dal tribunale) la pratica dei matrimoni forzati ha trovato un perfetto escamotage: gli accordi vengono presi tra le famiglie che vivono nel nostro Paese e il perfezionamento della cerimonia avviene all'estero.

E i dati, in base alle denunce, parlano di centinaia di bambine "vendute" ad un marito straniero, in cambio di denaro e del mantenimento della ragazzina.

Le spose bambine d'Italia provengono soprattutto dalle comunità musulmane (indiane, del Pakistan, del Bangladesh ma anche dell'Albania e della Turchia), sottostanti alla legge islamica secondo cui la maggiore età si raggiunge già a nove anni e vengono "spedite" nei medesimi paesi d'origine per completare il matrimonio.

Così a frenare la pratica dei matrimoni forzati ci pensano due disegni di legge, sui quali ieri la commissione giustizia del Senato ha iniziato la discussione generale, che mirano ad introdurre un reato ad hoc e sanzioni specifiche a carico dei responsabili.

I due provvedimenti, a firma, rispettivamente, Erika Stefani (Lega) e Anna Cinzia Bonfrisco (Cor-Direzione Italia) con relatrice Nadia Ginetti del Pd, puntano ad inserire nel codice penale i reati di costrizione al matrimonio, di induzione al viaggio finalizzato al matrimonio di persona minorenne, oltre ad una specifica aggravante nell'ipotesi di femminicidio.

Nello specifico, la pena per il matrimonio portato a termine è del carcere da 3 a 8 anni per chi si macchia di tale abietto reato, essendo punito anche, con reclusione da 1 a 3 anni, il solo viaggio finalizzato allo scopo.

Se poi ad essere coinvolte sono persone della famiglia, la pena parte da 6 anni per arrivare fino a 15.


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