Ieri l'ok della Camera al ddl sui ristoranti casalinghi. Ora parola al Senato. Testo è novità

di Marina Crisafi - Tetto di 500 coperti l'anno e guadagni non superiori ai 5mila euro. Sono questi i "paletti" fissati nel disegno di legge sull'home restaurant che ieri ha ricevuto l'ok della Camera (con 326 voti a favore, 23 contrari e 27 astenuti) e che ora passa al Senato per il sì definitivo.

Salutata come una "legge necessaria che mira a regolamentare un settore, quello dei ristoranti in casa, che si sta sviluppando in modo esponenziale" sulla scia della sharing economy, il testo (qui sotto allegato), ha commentato Angelo Senaldi, deputato Pd e relatore - rappresenta "un punto di equilibrio fra l'attività degli home restaurant e la ristorazione tradizionale; non vuole fermare il fenomeno ma nemmeno renderlo concorrente della ristorazione tradizionale, fiore all'occhiello del nostro Paese".

Sulla stessa lunghezza d'onde i deputati del gruppo parlamentare del M5S, secondo i quali l'approvazione del testo unificato, nato dalla proposta di legge del movimento, rappresenta "un primo fondamentale tassello per riconoscere gli home restaurant e fornire alla loro attività alcune regole essenziali - in un percorso che, aggiungono, andrà - migliorato e ritarato sulla base dei feedback provenienti da consumatori e operatori del settore".

Forti le polemiche, invece, da parte degli operatori del settore, tra chi parla di "lobby dei ristoratori" e uccisione della "sharing economy", per via dei tanti, troppi "paletti" fissati all'attività che dovrà sempre mantenere un carattere saltuario e dell'obbligo di far passare tutto, prenotazioni e pagamenti, su piattaforme digitali. Tale disposizione, accusa Giambattista Scivoletto, fondatore di homerestaurant.com e amministratore del sito www.bed-and-breakfast.it costituirà una "barriera per tutte quelle persone che non hanno un altissimo grado di alfabetizzazione digitale". Negativo anche il giudizio del presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, che parla di testo dove si sono solo "limiti, divieti, vincoli e restrizioni, rispetto a un modo con il quale alcuni italiani tentano di darsi da fare per migliorare la propria condizione, nello stesso tempo contribuendo a muovere un'economia asfittica come la nostra".

I punti chiave del ddl

Definizioni

Il testo unificato, composto di 7 articoli, introduce per la prima volta in Italia, una disciplina specifica per l'attività di ristorazione in abitazione privata (home restaurant), definendola come "l'attività finalizzata alla condivisione di eventi enogastronomici esercitata da persone fisiche all'interno delle unità immobiliari ad uso abitativo di residenza o domicilio, proprie o di un soggetto terzo, per il tramite di piattaforme digitali che mettono in contatto gli utenti, anche a titolo gratuito e dove i pasti sono preparati all'interno delle strutture medesime".

Limite a 5mila euro

In base alla nuova legge, l'attività di home restaurant, come attività saltuaria, non potrà superare il limite di 500 coperti all'anno. Né tantomeno, il cuoco potrà percepire per la stessa "proventi superiori a 5mila euro annui". Oltre tale cifra, l'attività risulterà imprenditoriale.

Salve le cene tra amici e parenti

Sono escluse dall'applicazione della nuova legge le attività non rivolte al pubblico, svolte in ambito privato o in ogni caso da persone unite da vincoli di parentela o di amicizia, definite libere e non soggette alla procedura. In tal caso, l'attività, anche se svolta abitualmente e a pagamento, sarà soggetta, chiarisce il relatore Senaldi, al pagamento delle "tasse sui proventi come 'redditi diversi'".

Prenotazioni e pagamenti solo online

Cardine della nuova normativa e norma della discordia è l'obbligo di utilizzare le piattaforme digitali, attraverso le quali dovranno passare sia le prenotazioni dei clienti che i pagamenti (elettronici). È vietata infatti la telefonata diretta così come l'uso del contante. Si pagherà solo con strumenti elettronici (bancomat, carte di credito) e in ogni caso la partecipazione dell'utente fruitore all'evento richiederà l'assenso dell'operatore cuoco. Le attività dovranno essere inserite nella piattaforma almeno 30 minuti prima del loro svolgimento e l'eventuale cancellazione del servizio dovrà rimanere tracciata.

Le modalità per garantire il controllo delle piattaforme saranno fissate da un decreto del Mise, entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge.

Agibilità delle case-ristorante

Anche le case utilizzate per lo svolgimento dell'attività di home restaurant dovranno possedere determinati requisiti. Si prevede, in particolare, che gli immobili abbiano le caratteristiche dell'abitabilità ed igiene previste dalla legislazione vigente e che l'attività esercitata non comporti la modifica della destinazione d'uso. Vietato inoltre l'esercizio dell'attività nelle unità immobiliari in cui sono ospitati B&B o case vacanze.

Il gestore della piattaforma, inoltre, dovrà verificare che gli "utenti operatori cuochi" (che dovranno possedere anche i "requisiti di onorabilità ex art. 71 d.lgs. n. 59/2010) siano assicurati per i rischi derivanti dall'attività e che lo sia la stessa unità abitativa.

L'avvio dell'attività

Per l'avvio dell'attività non sarà più necessaria la SCIA (Segnalazione certificata di inizio attività), come previsto nell'impianto originario, a pena di pesanti sanzioni sino alla chiusura dell'attività. A seguito degli emendamenti votati in aula, infatti, basterà una semplice comunicazione al comune (senza iscrizioni al Rec). Le norme attuative sono demandate al decreto del Mise.

Un altro emendamento ha stabilito che sarà un decreto del ministero della Salute a determinare le "buone pratiche" di lavorazione e di igiene nonché le misure dirette al contrasto dell'alcolismo.

Ddl Home Restaurant

Foto: 123rf.com
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