Integrata la fattispecie di maltrattamenti di animali ex art. 727 c.p.

di Marina Crisafi - Commette reato di maltrattamenti di animali il padrone che impone al proprio cane il collare elettrico. Lo ha ricordato la Cassazione (con la sentenza n. 50491/2016 depositata il 29 novembre scorso e qui sotto allegata), pronunciandosi sulla condanna a 1.000 euro di ammenda per il reato ex art. 727 c.p., inflitta dal tribunale di Trento ad un uomo "per aver detenuto il cane in condizioni incompatibili con la sua natura facendogli indossare un collare elettronico in grado di procurargli sofferenza mediante una scossa emessa dagli elettrodi".

L'uomo ricorreva per cassazione dolendosi del fatto che non erano stati compiuti accertamenti sull'uso del collare che serviva, a suo dire, soltanto "per emettere comandi sonori e non anche scariche elettriche a scopo addestrativo".

La tesi difensiva, però, veniva smentita dal fatto che il cane di proprietà dell'imputato veniva ritrovato vagante per strada e risultato al controllo con indosso collare elettronico "con il led verde che dava il segnale di acceso", per cui il tribunale aveva escluso che fosse stato dimostrato che il collare venisse usato solo per impulsi sonori e non anche per scosse.

Per la Cassazione, il giudice riteneva, quindi, correttamente, che l'utilizzo dello stesso "integrasse il delitto di maltrattamento di animali, sottolineando come l'inflizione di scariche elettriche sia produttiva di sofferenze e conseguenze anche sul sistema nervoso dell'animale, in quanto volto ad addestrarlo attraverso lo spavento e la sofferenza", affermando quindi la responsabilità dell'imputato al riguardo, in considerazione dell'intenzionalità dell'uso di detto collare.

Il ricorso dell'uomo è quindi inammissibile e a ciò consegue anche la condanna al pagamento di 1.500 euro in favore della cassa delle ammende oltre alle spese processuali.

Cassazione, sentenza n. 50491/2016

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