Per il Tribunale di Torino l'ordinanza ex art. 700 c.p.c. è giustificata dal diritto alla condivisione del tempo mensa e dall'imminente ripresa delle lezioni

di Lucia Izzo - Va riconosciuto d'urgenza il diritto del genitore a scegliere, per il proprio figlio minore, tra la mensa scolastica o la possibilità di portarsi il pranzo preparato da casa da consumare a scuola durante l'orario dedicato alla refezione.


Lo ha stabilito il Tribunale di Torino, in un'ordinanza pubblicata dalla sezione feriale, che ha riconosciuto sussistenti i requisiti del fumus bonis iuris e del periculum in mora necessari per emettere il provvedimento ex art. 700 c.p.c.; anche nel "tempo mensa", precisa il Tribunale, si impartisce l'istruzione inferiore garantita dall'art. 34 della Costituzione e, stante l'imminente ripresa delle lezioni, è necessario che l'istituto sia in grado di organizzarsi in tal senso.


La pronuncia si innesta nel solco tracciato dalla Corte d'Appello di Torino che, con la sentenza n. 1049/2016 dello scorso 26 giugno, ha garantito il "diritto al pasto portato da casa" (leggi: "Mensa scolastica non obbligatoria: si può portare il panino da casa").

Il Tribunale piemontese ha così accolto il ricorso del genitore di un alunno di un istituto comprensivo, riconoscendo i requisiti per il provvedimento d'urgenza.


Il "fumus" origina dal diritto allo studio e dal principio di uguaglianza, poichè il tempo trascorso in mensa rappresenta un momento di socialità e anche di istruzione che viene impartita ad allievi di elementari e medie; questo non può essere condizionato dalla necessità di aderire a servizi a pagamento, spesso molto onerosi, come la mensa scolastica organizzata dall'istituto.

Non essendo ammissibile lasciare gli alunni a digiuno, l'unica alternativa praticabile è quella di consentire agli allievi di portare il pasto da casa e consumarlo a scuola nei momenti all'uopo dedicati.


Quanto al periculum in mora, non solo si evidenzia l'imminente ripresa delle lezioni, ma la necessità per gli istituti scolastici di avere tempo a sufficienza per censire chi preferisce la refezione scolastica e chi il "pranzo da casa", per organizzare gli spazi e il personale d'assistenza.

Tuttavia, nel dare attuazione al provvedimento, si precisa che l'istituto non potrà privare del diritto alla condivisione del tempo mensa chi non opta per il sistema di refezione scolastica.


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