Un decreto interministeriale riconosce la giornata di riposo retribuita e i contributi previdenziali anche ai non idonei

di Lucia Izzo - Donare il sangue è un gesto di solidarietà e generosità inestimabile, che diviene ancor più essenziale in situazioni di emergenza come quelle emerse a seguito dei recenti e angosciosi fatti di cronaca. Eventi imprevedibili, come la tragedia del disastro ferroviario che ha colpito la Puglia, rendono necessario ricorrere ad una "Banca del sangue" che possa assicurare trasfusioni a chiunque ne abbia bisogno.


Si tratta di una necessità a cui ognuno di noi può andare incontro, ad esempio in caso di urgenze al pronto soccorso, per un intervento chirurgico o di terapia intensiva, oppure se si soffre di determinate patologie come l'emofilia.

Le donazioni, che hanno coinvolto solo lo scorso anno oltre un milione e settecentomila volontari, per donazioni gratuite di oltre 3 milioni di unità fra sangue e plasma, hanno garantito cure ad oltre 635mila pazienti.


Numeri importanti che mostrano un sistema organizzato in modo tale da garantire scorte su tutto il territorio, grazie all'opera del Centro Nazionale Sangue (CNS) che coordina e controlla il sistema trasfusionale, in stretto contatto con le strutture regionali di coordinamento.


Per consentire ai lavoratori di recarsi periodicamente a donare il sangue, l'INPS garantisce una giornata lavorativa di riposo retribuita a chiunque sia in possesso dei requisiti e delle condizioni fisiche previste per la donazione, ad esempio un'età compresa tra i 18 e i 60 anni (per il sangue intero), fino a un massimo di 65 anni; oltre 50 kg di peso; pulsazioni comprese tra 50 e 100 battiti al minuto; pressione arteriosa compresa tra 110/180 e 60/100; buono stato di salute.


Inoltre, come incentivo alla donazione di sangue, il decreto interministeriale firmato dal Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, garantisce la retribuzione e la contribuzione figurativa anche ai donatori di sangue e di emocomponenti che il medico del servizio trasfusionale abbia certificato come inidonei alla donazione


Anche il lavoratore inidoneo, pertanto, si vedrà corrisposta l'intera giornata lavorativa e i contributi figurativi (versati direttamente dall'INPS): la soluzione, presa d'intesa con il Ministero dell'Economia vuole promuovere la donazione di sangue venendo incontro ai cittadini che pur ispirati dal valore della volontarietà e gratuità, vengano riconosciuti inidonei alla donazione


Il provvedimento va a concludere l'iter previsto dall'articolo 8, comma 2, della legge 21 ottobre 2005, n. 219, che ha disciplinato le modalità attraverso le quali i lavoratori dipendenti,  ovvero interessati dalle tipologie contrattuali di cui al decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, possono accedere alla garanzia a carico dello Stato che consente loro di vedersi riconosciuta la retribuzione e la contribuzione figurativa, nel caso in cui il medico del servizio trasfusionale certifichi la non idoneità alla donazione.


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