A giudizio per stalking un romantico e attempato corteggiatore per aver regalato alla ex 50 rose rosse che evidentemente non sono state apprezzate

di Marina Crisafi - Regalare un mazzo di rose rosse a chi si ama può essere un reato? Generalmente no, ma se i fiori sono diretti alla propria ex e non sono graditi, c'è il rischio che si possa configurare il reato di stalking.

Lo sa bene un romantico 70enne torinese che, come riporta Repubblica.it, è finito in tribunale con l'accusa di aver commesso atti persecutori per aver dedicato alla donna con cui aveva avuto una relazione durata circa 20 anni, attenzioni e premure non richieste, tra cui appunto la spedizione di 50 rose rosse.

Per la difesa si tratterebbe di un vero e proprio "processo all'amore". "Se condannate quest'uomo, voi condannate un innamorato" ha affermato infatti l'avvocato difensore dell'uomo Antonio Genovese nell'arringa, scrive ancora Sarah Martinenghi su Repubblica, in quanto colpevole solo di aver comprato alla donna un pollo con patatine fritte che sapeva le piacesse, di averle portato l'auto rotta dal meccanico facendole sostituire la batteria e di averle inviato un mazzo di fiori. Il fatto è che tutte queste attenzioni non erano state richieste né tantomeno apprezzate, tanto che la donna aveva dato via le rose distribuendole ai passanti e lo aveva trascinato in tribunale.

L'accusa è quella di stalking, anche se l'uomo, a detta del suo difensore, "non pensava affatto di compiere atti persecutori", avendo agito così solo perché era ancora innamorato della donna e sperava di riconquistarla.

Speranza vana a questo punto, per l'attempato corteggiatore. 

Meno remota invece la possibilità che il reato venga considerato sussistente. Milita in tal senso infatti la giurisprudenza della Cassazione, la quale di recente, con la sentenza n. 18559/2016, ha confermato la condanna per stalking nei confronti di un uomo reo di aver inviato fiori chiaramente non graditi ad una donna. (leggi: "Cassazione: anche regalare fiori è reato"). Per gli Ermellini, infatti, "spesso la condotta molestatrice si risolve in una serie di contegni che, di per sé, non hanno alcuna valenza criminosa e che la assumono proprio per il fatto della loro maniacale ripetitività, assunta nei confronti di una persona che non gradisce, rendendola insopportabile".



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