La minaccia c'è in teoria ma nella pratica l'età dell'imputato la rende inoffensiva

di Marina Crisafi - Una tradizionale discussione in condominio degenera in una lite vera e propria e tra i due vicini volano parole grosse, al che l'uno invita all'altro: "Vieni fuori che facciamo a pugni"? In teoria è integrato il reato di minaccia e l'uomo, classe 1928, si becca una condanna, con relativa pena pecuniaria, da parte dei giudici di merito.

Ma gli Ermellini ribaltano il verdetto.

Preliminarmente rilevando la depenalizzazione del reato di ingiuria, a sussistere è solo la minaccia, la quale tuttavia, "pur in astratto in grado di integrare la condotta tipizzata dall'art. 612 c.p. - hanno affermato dalla quinta sezione penale della Cassazione (sentenza n. 25080/2016 depositata oggi, qui sotto allegata) - la frase pronunciata va valutata con riferimento al concreto contesto di riferimento.

E il fatto che a pronunciarla sia stato un nonnino di quasi 90 anni (84 all'epoca dei fatti) e che la persona offesa ne avesse oltre venti di meno, "rivela l'assoluta inoffensività" della condotta.

Cassazione, sentenza n. 25080/2016

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