Non si tratta di truffa in quanto la condotta prescinde dall'induzione in errore del somministrante

di Valeria Zeppilli - Se l'inquilino moroso si allaccia abusivamente all'impianto idraulico altrui corre il rischio concreto di essere condannato per furto aggravato.

Questa, infatti, è stata la recente sorte di un uomo, condannato dal Tribunale di Trento, con sentenza del 6 aprile qui sotto allegata, per il reato di cui all'articolo 624 del codice penale.

Egli, in particolare, si era impossessato dell'acqua calda di altro condomino e l'aveva utilizzata sia per il riscaldamento che come acqua sanitaria, dato che il suo allaccio era stato bloccato dalla società erogatrice del servizio per mancato pagamento delle bollette.

Il tutto con più azioni esecutive di uno stesso disegno criminoso e forzando le grate poste a protezione dei contatori e dei manometri.

Nel pronunciare la condanna, il giudice trentino ha chiarito che le condotte accertate integrano il reato continuato di furto aggravato dalla violenza sulle cose e non quello di truffa, in quanto l'alterazione del sistema di misurazione dei consumi è avvenuta per il tramite di una condotta la cui rilevanza prescindeva dall'induzione in errore del somministrante. Tale condotta, piuttosto, è risultata diretta immediatamente all'impossessamento del bene con il fine di superare la volontà contraria del proprietario del bene stesso.

L'uomo così è stato condannato con il riconoscimento delle attenuanti generiche, oltre che al pagamento delle spese processuali, alla pena di otto mesi di reclusione e 250 euro di multa. Tale pena però resta sospesa stante la sussistenza dei requisiti di legge per la concessione del beneficio della sospensione condizionale.


Tribunale di Trento testo sentenza 6 aprile 2016
Valeria Zeppilli

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