Una sentenza del Tribunale di POrdenone conferma la legittimità di una delibera condominiale

Legittima la delibera assembleare che approva con le maggioranze previste dal secondo comma dell'art. 1136 c.c. (ossia con un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti e almeno la meta' del valore dell'edificio) la trasformazione di un giardino in uno spazio di manovra per le autovetture.

Lo ha chiarito il Tribunale di Pordenone, con sentenza n. 79 del 2 febbraio 2016, dichiarando valida la delibera che uno dei condomini aveva deciso di impugnare ritenendo che l'intervento, oggetto del contendere, avrebbe modificato la destinazione d'uso del giardino con la conseguenza che per la validità della delibera ci sarebbe stato bisogno (ai sensi dell'art. 1117-ter del Codice civile) di una maggioranza qualificata (numero di voti che rappresenti i quattro quinti dei partecipanti al condominio e i quattro quinti del valore dell'edificio).

Ma per il tribunale, nonostante nel caso di specie fosse stata costruita una recinzione e persino abbattuti due alberi, tutto ciò non costituisce innovazione e neppure un un mutamento di destinazione d'uso della cosa comune.

Lecita quindi, secondo il tribunale, la delibera approvata con le maggioranze di cui al secondo comma dell'art. 1136 c.c. (voto favorevole della maggioranza degli intervenuti, che rappresentino almeno la metà del valore dell'edificio).

Nella motivazione il Tribunale richiama un precedente della Cassazione (la sentenza n. 4340 del 21 febbraio 2013) dove si legge che "non ha ad oggetto un'innovazione, e non richiede, pertanto, l'approvazione con un numero di voti che rappresenti i due terzi del valore dell'edificio, la deliberazione dell'assemblea con cui sia disposta l'apposizione di cancelli all'ingresso dell'area condominiale, al fine di disciplinare il transito pedonale e veicolare ed impedire l'ingresso indiscriminato di estranei, attenendo essa all'uso ed alla regolamentazione della cosa comune, senza alterarne la funzione o la destinazione, né sopprimere o limitare la facoltà di godimento dei condomini".



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