L'ipotesi annunciata dal ministro Franceschini è di legarla al costo della camera. Per i consumatori invece andrebbe abolita

di Marina Crisafi - "Serve una revisione della tassa di soggiorno che deve uscire dal riferimento alle stelle degli alberghi, sistema datato e superato", perché ormai "valgono molto di più i giudizi dei clienti sul web". Ad annunciarlo è il ministro per i beni culturali Dario Franceschini nel suo intervento al convegno di Airbnb a Roma sull'impatto delle piattaforme digitali nel settore dell'ospitalità.

La proposta di revisione è quella di prevedere che l'imposta sia legata direttamente al costo della camera, come percentuale da pagare al momento del saldo.

Ciò garantirebbe - ha affermato Franceschini - "maggiore equità e trasparenza e uguaglianza tra le regioni".

La tassa di soggiorno andrebbe pagata, inoltre, insieme al conto della camera e non separatamente in un altro momento. Si eviterebbe così sia di confondere il turista che l'evasione.

Immediata la reazione del Codacons alle affermazioni odierne del ministro, secondo il quale il problema della tassa di soggiorno non affatto il sistema delle stelle degli alberghi, ma la sua stessa esistenza.

"Si tratta di un balzello odioso che gli utenti pagano mal volentieri e che è vissuto come una ingiusta imposizione" ha chiosato infatti il presidente Carlo Rienzi in una nota.

Tassa che, ricorda, il numero uno del Codacons, si è deciso di introdurre "in un momento in cui il turismo soffriva enormemente a causa della crisi economica" ma che ha avuto "come unico effetto quello di incrementare i costi per i viaggiatori e danneggiare il turismo".

Ora che il settore dei viaggi sta riprendendo quota, conclude Rienzi, si deve lavorare "per una abolizione della tassa - dando così - ulteriore sprint al turismo in Italia".


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