L'Europa pensa a un meccanismo di ridistribuzione per affrontare l'emergenza profughi con una muta salata per chi rifiuta di cooprare

di Lucia Izzo - La questione migranti ha assunto i connotati di una vera e propria emergenza internazionale: tuttavia, mentre Italia e Grecia sono in prima linea da anni, fronteggiando ogni giorno l'arrivo di un numero sempre maggiore di profughi, gli altri Stati Europei sono a lungo rimasti inerti.

Finalmente, però, qualcosa ai piani alti dell'Unione Europea sembra muoversi per intervenire in maniera concreta al fine di ridimensionare gli squilibri numerici (ed economici) generati dall'emergenza.


Numerose le novità che emergono dalla proposta legislativa di riforma del regolamento di Dublino al varo della Commissione Europea.

Al Paese di primo ingresso dei migranti resterà, secondo la riforma, la responsabilità per la gestione dei richiedenti asilo, con l'esame le richieste e la registrazione delle generalità di chi arriva.


A questo punto entrerà però in gioco un meccanismo di ridistribuzione e allocazione dei migranti tra tutti i Paesi membri: le richieste d'asilo non potranno superare una soglia pari al 150% della quota di riferimento del singolo Statoche verrà stabilita in base alle dimensioni del Paese e alla sua ricchezza (Pil). Si tratta di una percentuale che mira a introdurre un meccanismo correttivo per poter ristabilire equità laddove la pressione delle migrazioni risulti sproporzionata alle possibilità del singolo Stato.


La cosiddetta clausola di equità (fairness mechanism) impone che al raggiungimento della soglia di riferimento, i migranti vengano ricollocati in altri Stati membri che ne abbiano possibilità, che in sostanza non siano "sotto pressione" e non abbiamo raggiunto la quota massima di profughi stabilita tenendo presente la misura del 150%.


Ma cosa avviene se lo Stato membro si rifiuta di accogliere migranti nel proprio paese?

Il regolamento prevede una clausola di "opt-out" temporanea e rinnovabile, valevole per 12 mesi, ma lo Stato dissenziente sarà tenuto a pagare di una multa per ogni richiedente asilo non ricollocato, da versare allo Stato membro che invece se ne accolli la gestione.

Una misura drastica per responsabilizzare i Ventotto, soprattutto se si pensa che il prezzo del rifiuto potrebbe essere di 250mila euro per ogni profugo a cui viene negata accoglienza.


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