Addio al "vecchio" Senato e al bicameralismo perfetto. Voto finale entro la settimana

di Marina Crisafi - È arrivato in aula stamani il ddl Boschi sulle riforme costituzionali accompagnato dalla polemica politica. Da un lato, infatti, la maggioranza vuole che i lavori si chiudano al più presto, dall'altro le opposizioni chiedono il rinvio del voto, a seguito delle mozioni di sfiducia nei confronti del premier che si discuteranno dopo la metà aprile. Ma il calendario dei lavori di Montecitorio è già fissato (a partire da oggi con prosecuzione eventualmente anche notturna), come affermato dalla stessa ministra Maria Elena Boschi e il premier afferma di voler chiudere entro la settimana.

Il disegno di legge costituzionale (C-2613-D), approvato in prima deliberazione dal Senato e dalla Camera e già approvato in seconda deliberazione dal Senato nei mesi scorsi (leggi: "Costituzione: cambia l'iter per approvare le leggi") detta disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione.

Ove approvato da Montecitorio, senza emendamenti e a maggioranza assoluta, riceverà il via libera definitivo per poi essere sottoposto a referendum confermativo.


Ecco, di seguito, le principali novità del sistema che cambierà l'Italia repubblicana:

Il nuovo Senato dei 100

Continuerà a chiamarsi della Repubblica, ma il nuovo Senato non sarà più formato da 315 membri eletti dal popolo bensì da 100 senatori, di cui 95 "nominati" dai Consigli Regionali (e province di Trento e Bolzano) - suddivisi tra 74 senatori scelti tra i propri componenti e 21 sindaci-senatori (uno per ogni consiglio) e 5 nominati dal Capo dello Stato - che resteranno in carica per 7 anni.

Il compito dei 100 sarà quello di rappresentare le istituzioni territoriali facendo da raccordo tra Stato e enti. Il nuovo senato non voterà più la fiducia al governo ma potrà valutare le politiche pubbliche e l'attività della P.A., oltre alla verifica dell'impatto delle politiche europee sui territori ed ai pareri sulle nomine governative e l'attuazione delle leggi.

L'iter delle leggi

Con l'addio al bicameralismo perfetto, cambierà anche la competenza delle due camere e l'iter per l'approvazione delle leggi.

Per la maggior parte delle norme si farà riferimento solo alla Camera che diventerà l'unica assemblea legislativa (con invariato il numero di 630 deputati e l'elezione a suffragio universale), acquisendo peraltro maggiori "poteri" di approvazione sulle leggi di competenza delle regioni, laddove ciò sia necessario a tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica o nell'interesse nazionale.

Il Senato potrà chiedere modifiche ai testi ma Montecitorio potrà non dar seguito alla richiesta, salvo che sulle leggi relative al rapporto Stato-Regioni (in tal caso infatti il rifiuto dovrà avvenire a maggioranza assoluta).

L'iter tradizionale della navetta che conduce all'approvazione di un testo identico da entrambe le Camere rimarrà soltanto sulle materie più importanti (come, ad es., le leggi costituzionali, i referendum, ecc.).

Elezione del Capo dello Stato

Il presidente della Repubblica sarà sempre eletto dai 630 deputati e dai 100 senatori, ma non dai rappresentanti delle regioni visto che tali saranno i senatori stessi.

A cambiare è anche la procedura. Saranno necessari i due terzi dei componenti per i primi tre scrutini, mentre dal quarto al settimo basteranno i tre quinti dei componenti e dal settimo in poi il quorum scenderà ulteriormente a tre quinti dei votanti.

In merito alla Corte Costituzionale, dei quindici giudici 5 saranno eletti dal Parlamento (tre dalla Camera e due dal Senato) e verrà introdotto, su richiesta di un quarto dei deputati, il ricorso preventivo alla Consulta sulle leggi elettorali.

Gli istituti di democrazia diretta

Salgono a 800mila le firme necessarie per il referendum (contro le attuali 500mila), ma verrà ridotto il quorum richiesto per la sua validità, essendo sufficiente il voto della metà degli elettori delle ultime elezioni politiche in luogo della metà degli scritti alle liste elettorali.

Sempre sul fronte degli istituti di democrazia diretta, cambiano le iniziative legislative popolari: le firme necessarie per presentare un ddl passeranno da 50mila a 150mila, in compenso, però, l'esame non sarà più rimesso alla discrezionalità delle Camere e i regolamenti parlamentari dovranno indicare dei tempi certi.

La soppressione del Cnel

La riforma prevede altresì l'abrogazione del Consiglio Nazionale per l'Economia e il Lavoro (Cnel), organo costituzionale sin dal 1948. 


Foto: 123rf.com
Altri articoli che potrebbero interessarti:
In evidenza oggi: