Presentati oggi dai ministri Lorenzin e Alfano la mozione e il disegno di legge per istituire il reato

di Marina Crisafi - "Il corpo delle donne non si vende, non si compra e non si affitta". Ad affermarlo, munita di maglietta con la medesima scritta, è il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin annunciando a Roma, insieme al ministro Angelino Alfano, la presentazione delle iniziative di Area Popolare contro la pratica dell'utero in affitto. Iniziative che consistono in una mozione al Parlamento e in un disegno di legge per l'istituzione della pratica come reato universale per ribadire il no, ha affermato Alfano alla presentazione "a qualsiasi forma di mercimonio dell'utero della donna".

Quanto ai contenuti, la mozione che sarà presentata al Parlamento chiede al Governo di agire "a livello nazionale, e soprattutto internazionale, in tutte le sedi istituzionali sovranazionali, affinché la surrogazione di maternità, in ogni sua modalità e variante contrattuale, sia riconosciuta come nuova forma di schiavitù e di tratta di esseri umani, e sia quindi reato universalmente perseguibile in tutto il mondo".

Il disegno di legge invece, che istituisce il reato universale per l'utero in affitto, sarà presentato al Senato dal presidente della commissione giustizia, Nico D'Ascola.

Nella relazione al ddl si sottolinea che il fine è "punire chi ne approfitta e non la madre" ha ricordato lo stesso D'Ascola. "La pratica dell'utero in affitto, se effettuata all'estero, non può essere punita in Italia - ha affermato infatti, ma si tratta di una pratica che sfrutta il corpo della donna approfittandosi "delle condizioni di bisogno perché spesso ci si reca in contesti emarginati e poveri per fare turismo procreativo. Inoltre nell'utero in affitto convergono modalità di pratiche sessuali vietate già in molti trattati internazionali".

Per questo si tratta di un reato universale. "Con la maternità surrogata - ha concluso D'Ascola - l'utero diventa come un forno. Questa pratica va contro l'articolo 1 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948".


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