Attuata dalla Chiesa una "spending review" sui processi di canonizzazione con controlli rigidissimi sulle spese

di Marina Crisafi - In tempi di crisi, rallenta anche la fabbrica dei santi. Le cause per le canonizzazioni sono complesse, richiedono molto lavoro e costano troppo. Così, la Chiesa stringe la cinghia attuando la sua "spending review" attraverso l'introduzione di nuove "norme sull'amministrazione dei beni delle cause di beatificazione e canonizzazione" e abrogando quelle approvate durante il pontificato di Giovanni Paolo II nel 1983.

Ad intervenire in modo drastico sui processi formali di beati e santi, il cui elenco è lungo (ne sono stati proclamati, rispettivamente, 1.338 e 482, durante il pontificato del papa polacco; 45 con Benedetto XVI e 26 con l'attuale pontefice), è direttamente papa Francesco, approvando "ad experimentum" per tre anni le nuove regole ispirate a maggiore trasparenza e ad una vigilanza serrata al fine di contenere le spese - dovute alla "loro complessità", alla "divulgazione della conoscenza della figura del servo di Dio o beato" all'inchiesta "diocesana o eparchiale", senza contare le celebrazioni - vigilando in modo "da non ostacolarne il proseguimento".

Le nuove procedure, che riguardano la "fase romana" (ossia quella che arriva successivamente al primo processo in diocesi, al termine della quale, il candidato alla santità viene proclamato "servo di Dio") coinvolgono maggiormente i promotori delle cause e i vescovi diocesani e prevedono che la sede apostolica "data la natura peculiare di bene pubblico delle cause, ne sostiene i costi, a cui i promotori partecipano tramite un contributo, e vigila perché gli onorari e le spese siano contenuti e tali da non ostacolarne il proseguimento".

Ad avere maggior rilievo sarà anche la figura dell'amministratore dei beni che dovrà ottenere "l'autorizzazione della Congregazione delle cause dei santi", laddove intenda utilizzare "anche una sola parte dei beni per scopi diversi dalla causa" e dovrà rispettare "scrupolosamente l'intenzione degli offerenti", registrando tutti i movimenti di denaro in "una contabilità regolarmente aggiornata" redigendo "annualmente i bilanci da presentare al promotore per la dovuta approvazione" e inviando "al postulatore copia dei bilanci".

Sempre in nome della trasparenza, in caso di inadempimenti o abusi di natura amministrativo-finanziaria da parte di quanti partecipano allo svolgimento della causa, "il Dicastero interviene disciplinarmente" con apposite sanzioni.

Una volta, esaurita, la beatificazione o canonizzazione, l'amministratore del fondo dovrà rendere conto dell'amministrazione complessiva dei beni per la debita approvazione. Le eventuali rimanenze andranno alla Congregazione delle cause dei santi, a nome della sede apostolica, e in ogni caso una volta adempiuto quanto prescritto dal promotore, il fondo della causa e la "postulazione" cesseranno di esistere.

Previsto anche un fondo di solidarietà istituito presso la Congregazione, alimentato con offerte libere dei promotori o di qualsiasi altra fonte, destinato a dare contributi ai promotori nei casi di reale difficoltà a sostenere i costi.


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