Accolto il ricorso di insegnanti e genitori di un istituto di Bologna

di Marina Crisafi - No ai riti religiosi all'interno delle mura scolastiche. In questo senso si è espresso il tribunale amministrativo dell'Emilia Romagna, con una sentenza che ha fatto e che è destinata a fare discutere molto, sul ricorso presentato un anno fa da un gruppo di insegnanti e genitori di un istituto comprensivo bolognese, che aveva autorizzato le benedizioni religiose per Pasqua all'interno dei locali scolastici.

Poco importa che le benedizioni pasquali avvenissero fuori dagli orari di lezione e su base volontaria, per i ricorrenti, infatti, che avevano messo nero su bianco da subito la loro contrarietà, si tratta di un'iniziativa discriminatoria che calpesta la laicità dello Stato.

E il Tar ha dato loro ragione, annullando la delibera del consiglio della scuola di Bologna, in quanto, "il principio costituzionale della laicità - si legge nella sentenza - non significa indifferenza rispetto all'esperienza religiosa, ma comporta piuttosto equidistanza e imparzialità rispetto a tutte le confessioni religiose". La scuola - proseguono i giudici - non può "essere coinvolta nella celebrazione di riti religiosi che sono attinenti unicamente alla sfera individuale di ciascuno" secondo scelte private di natura incomprimibile "e si rivelano dunque estranei ad un ambito pubblico che deve di per sé evitare discriminazioni".

E a nulla rileva che la scuola andò avanti lo stesso, facendo effettuare le benedizioni prima della pronuncia del Tar sulla sospensiva, rendendola superflua, fatto sta che, la decisione nel merito resa nota in questi giorni, come rimarcato da una delle insegnanti ricorrenti, Monica Fontanelli, ha "affermato un principio importantissimo, non solo per la scuola di Bologna, ma per la scuola italiana".

L'indicazione dei giudici amministrativi infatti è estremamente chiara: la scuola è laica e le pratiche religiose devono restarne fuori.

Ovviamente, il caso ha incendiato nuovamente le polemiche, che all'epoca rimbalzarono anche sulle pagine dei giornali stranieri (dal New York Times a El Paìs) e immediata è arrivata la reazione della Curia che ha espresso "stupore e amarezza" per una scelta non condivisibile in quanto "non contribuisce all'affermazione di una laicità correttamente intesa". Sul fronte diametralmente opposto invece diversi esponenti politici, tra cui il consigliere comunale di Bologna Mirco Pieralisi, che parla di "buona sentenza" e afferma che già basta "l'insegnamento della religione cattolica all'interno dell'orario scolastico - sulla base delle scelte ideali o confessionali degli adulti a costituire - un limite alla laicità della scuola".


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