Lo Statuto degli autonomi cancella l'obbligo di astensione dal lavoro per 300mila lavoratrici

di Marina Crisafi - Sì all'indennità di maternità senza stop dal lavoro per l'arrivo di un figlio. E' una delle novità previste dal c.d. Jobs Act degli autonomi, varato dal Consiglio dei Ministri giovedì scorso e ora avviato verso l'iter parlamentare (leggi: "Professionisti e autonomi: varato lo Statuto. Tutte le novità e il testo"), che riguarderà ben 300mila lavoratrici autonome.

Lo Statuto riconosce alle future madri rientranti nelle categorie tutelate dal ddl il diritto a percepire l'indennità di maternità senza doversi astenere obbligatoriamente dal lavoro nei cinque mesi di congedo previsti nell'attesa di un bebè.

La misura tesa a contrastare la maggiore discontinuità di carriera delle autonome (rispetto alle lavoratrici pubbliche e dipendenti) dopo la nascita di un figlio, dovrebbe interessare una platea di circa 300mila donne (tra professioniste e collaboratrici con meno di 45 anni iscritte in via esclusiva alla gestione separata Inps) e porterebbe l'Italia ad allinearsi al resto d'Europa "dove l'obbligo di astensione per l'intero periodo del congedo è previsto solo in pochi paesi" come commentato da Paola Profeta, docente di scienza delle finanze alla Bocconi sulle colonne del Sole24Ore.

La tutela predisposta dal ddl prevede non solo la possibilità di scegliere di non astenersi dall'attività lavorativa durante la gravidanza e dopo il parto, per consentire alle lavoratrici di far fronte agli impegni assunti, ma anche il diritto all'indennità di maternità indipendentemente dalla permanenza o meno al lavoro.

L'indennità, secondo quanto disposto dal ddl, verrà erogata dall'Inps, a seguito di "apposita domanda in carta libera, corredata da un certificato medico rilasciato dall'azienda sanitaria locale (…) attestante la data di inizio della gravidanza e quella presunta del parto".

Non solo. Tra le altre novità previste dallo statuto degli autonomi sul fronte welfare c'è altresì l'estensione del congedo parentale fino a sei mesi dalla nascita del bambino, da fruire entro i primi tre anni di vita dello stesso.

Viene inoltre introdotta una tutela per le malattie gravi: sarà possibile infatti sospendere il pagamento dei contributi sociali per tutta la durata della malattia, fino a un massimo di due anni, restituendo poi le quote non pagate successivamente e a rate.

Infine, viene previsto che la gravidanza, così come la malattia e l'infortunio, non comportano l'estinzione del rapporto di lavoro, ma soltanto la sospensione senza compenso fino a un massimo di 150 giorni.


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