Per la Cassazione, la mera modifica di un contratto senza "attività creativa" rientra tra i compensi per la consulenza e non per l'assistenza

di Marina Crisafi - Se l'avvocato si limita a modificare un atto per un cliente deve accontentarsi dei compensi previsti per l'attività di consulenza. È questo il principio espresso dalla seconda sezione civile della Cassazione con la sentenza n. 1078/2016 depositata ieri (qui sotto allegata), respingendo il ricorso di un legale che chiedeva circa 44mila euro alla società cliente a titolo di compensi per l'attività professionale espletata.

Il professionista, munito di decreto ingiuntivo, sosteneva di aver riscritto uno dei contratti che la società utilizzava per regolamentare i rapporti con i propri fornitori; l'attività quindi non andava inquadrata come mera consulenza ma andavano applicati i valori tariffari massimi oltre al raddoppio del massimo dell'onorario previsto per le tariffe stragiudiziali.

La società però non era d'accordo e si opponeva al decreto ottenendo una riduzione dell'importo da corrispondere a circa 13mila euro.

La vicenda proseguiva in appello - dove l'avvocato vedeva ulteriormente diminuire la somma a suo favore (circa 5mila euro), con l'obbligo di restituire alla cliente quanto percepito in più rispetto alla decisione di primo grado - e finiva quindi in Cassazione.

Ma gli Ermellini rispondono picche al legale, ritenendo corretto quanto affermato dai giudici di merito.

Per la S.C. infatti essendosi l'opera dell'avvocato limitata ad una revisione di un modello già esistente (nella specie inserendo alcune clausole in uno dei moduli già redatti e utilizzati dalla società) andava inquadrata nell'ambito della consulenza prevista per le attività stragiudiziali.

Tali attività, si legge in fatti nella sentenza, si distinguono tra quelle di assistenza e quelle di consulenza.

E l'opera "consistente non nella redazione ex novo di un contratto, cioè nell'attività creativa e nella traduzione in termini tecnico-giuridici delle pattuizioni delle parti, ma semplicemente nell'esaminare precedenti accordi ricevuti in copia, nello studiare le possibili tutele degli interessi del proprio cliente e nell'esprimere i suggerimenti richiesti attraverso la riformulazione dell'accordo sulla falsariga del precedente va inquadrata tra le prestazioni di consulenza (di cui al punto 1, lett. B, pareri scritti) della tabella allegata alla tariffa forense in materia stragiudiziale civile" (approvata con Dm 31 ottobre 1985 e previsione identica a quella applicabile alla fattispecie).

Per cui, è corretto che la liquidazione del compenso avvenga secondo le percentuali stabilite nell'attività di consulenza e non già in base alle prestazioni per l'attività di assistenza nella redazione dei contratti.

Cassazione, sentenza n. 1078/2016

Altri articoli che potrebbero interessarti:
In evidenza oggi: