Per la Cassazione, non è detto che l'intenzione dichiarata di suicidarsi il giorno del testamento si sia effettivamente concretizzata in tale data
di Valeria Zeppilli - "Oggi finisco di soffrire, vi saluto e la faccio finita". Così una donna, prima di suicidarsi, si era espressa nel proprio testamento olografo.

Nessuna diversa indicazione temporale.

Ma il testamento olografo, si sa, deve essere datato. Allora: può una simile frase essere considerata espressione idonea a sostituire giorno, mese e anno?

Per la Cassazione no. Si tratta, infatti, di un'ipotesi che non può essere considerata indicazione equipollente alla data, come, viceversa, accade quando il testatore utilizzi espressioni del genere di "Pasqua 2010" o faccia riferimento a fatti notori che abbiano una data precisa (ad esempio, un terremoto o una strage).

Sulla questione, in particolare, i giudici si sono pronunciati con la sentenza numero 23014/2015, depositata l'11 novembre (qui sotto allegata), affermando il principio di diritto in base al quale è annullabile il testamento, privo di data, nel quale il testatore abbia dichiarato che esso è stato redatto il giorno di un evento che ancora si deve verificare, quale il proprio suicidio.

Ciò in applicazione del secondo comma dell'articolo 606 del codice civile, ovverosia per difetto di forma.

Del resto, se scrivendo "oggi finisco di soffrire" la testatrice ha dichiarato la propria intenzione di suicidarsi quel giorno, ciò non vuol dire che tale proposito si sia effettivamente concretizzato in tale data.

Oppure può essere accaduto che l'azione suicidaria sia avvenuta in un giorno, ma, magari, l'evento

morte il giorno successivo.

Oltretutto, in caso di suicidio il giudizio medico-legale che determina la data della morte è un dato estrinseco rispetto al contenuto del testamento e non idoneo ad integrare il requisito formale della data.

Niente da fare quindi per gli eredi nominati: la scheda testamentaria deve essere annullata. 


Leggi anche la guida legale sul testamento olografo

Corte di cassazione testo sentenza numero 23014/2015
Valeria Zeppilli

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