Per il tribunale di Ivrea, lo sforzo è da considerarsi causa violenta se è diretto a vincere una resistenza peculiare della prestazione lavorativa
di Valeria Zeppilli - La causa violenta, necessaria affinché un infortunio possa essere indennizzato dall'Inail con l'indennità giornaliera legislativamente prevista, può ravvisarsi anche in uno sforzo fisico

Questo almeno è quanto stabilito dal Tribunale di Ivrea con la sentenza n. 61/2014

I giudici della sezione lavoro, infatti, hanno precisato che è ben possibile che se da un atto di forza derivi una lesione, esso possa integrare un'ipotesi di sforzo idoneo a legittimare la corresponsione dell'indennità giornaliera da infortunio. 

Nel caso di specie la lesione era derivata al lavoratore dalla necessità di appoggiarsi con la schiena sulla parete di un silos e scuoterla con forza al fine di far defluire, come necessario, del pangrattato che era rimasto bloccato sui bordi. 

A causa del dolore persistente, il ricorrente, il giorno successivo, si era trovato costretto ad abbandonare il posto di lavoro per raggiungere, peraltro tramite autoambulanza, il pronto soccorso, dove gli veniva diagnosticata una lombalgia acuta da sforzo

Dinanzi a tale circostanza, e in contrasto con quanto richiesto dall'Istituto (per il quale l'evento dal quale al lavoratore era derivata la lesione non sarebbe in realtà dipeso da causa violenta ma da malattia comune), i giudici hanno riconosciuto al ricorrente cinquanta giorni di inabilità temporanea assoluta indennizzabili da parte dell'Inail

Ciò in considerazione del fatto che, nel caso di specie, il lavoratore aveva compiuto, da solo, un'operazione anormale dal punto di vista ergonomico e rifacendosi alla giurisprudenza della Cassazione, in base alla quale lo sforzo che comporta una lesione integra la fattispecie della causa violenta, anche se non straordinario né eccezionale, purché sia diretto a vincere dinamicamente una resistenza peculiare della prestazione o dell'ambiente di lavoro


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Valeria Zeppilli

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